domenica 28 agosto 2016

Riforma della tariffa elettrica

A partire dal 1° gennaio 2016 sono entrate in vigore le prime novità di quella che è la riforma della tariffa elettrica.

La riforma interesserà le circa 30 mln di utenze domestiche, indipendentemente dal fatto che siano in regime di maggior tutela o in libero mercato.

Il principio cardine della riforma è il superamento della struttura progressiva delle attuali tariffe.

Come funziona oggi?

Attualmente, l'AEEGSI fissa trimestralmente le condizioni economiche per tutti coloro che non si affidano al mercato libero. Unica distizione, sono presenti due diverse tariffe a seconda che si sia:

1) Residenti fino a 3 kW di potenza;
2) Residenti oltre i 3 kW di potenza, o non residenti (a prescindere dalla potenza).



I clienti che si rivolgono al mercato libero, invece, si troveranno offerte e contratti vari a seconda delle proposte dell'operatore.
Le condizioni del AEEGSI possono sicuramente essere usate come benchmark ma non sono assolutamente vincolanti nel mercato libero.

In media, tra le due è più conveniente la tariffa di maggior tutela, lo dice la stessa AEEGSI.

Le due tipologie hanno, però, un punto in comune: la tariffazione dei servizi di rete (trasporto distribuzione e misura) e degli oneri di sistema (costi relativi a sussidi e servizi, anche non correlati all'energia elettrica) è la stessa.

1) Tariffazione servizi di rete:

- quota energia (c€/kWh), applicata su tre scaglioni;
- quota fissa (€/anno);
- quota potenza (€/kW di potenza impegnata). 

2) Tariffazione oneri generali di sistema:

- quota energia (c€/kWh), applicata su tre scaglioni;
- quota fissa (€/anno);


Prendendo ad esempio la composizione della tariffa di maggior tutela, vediamo che si tratta di voci che vanno a determinare il 44% del prezzo finale.






Si tratta di importi significativi.


Riforma in corso

In tale contesto si è inserita l'attuale riforma della tariffa elettrica.
In particolare, ci soffermeremo sugli impatti di questi cambiamenti sulla bolletta elettrica.

La riforma in essere, infatti, sarà progressivamente attuata a partire dal 1* gennaio 2016, per entrare definitivamente in vigore dal 2018.
Il punto più rilevante per la nostra analisi è l'adeguamento del calcolo delle tariffe relative ai servizi di rete e agli oneri di sistema, in modo da superare l'attuale struttura progressiva che vede un incremento del prezzo per kWh al superamento di determinati scaglioni di consumo.

Tale progetto verrà attuato andando a modificare gradualmente - a partire dal 2016 - l'attuale struttura tramite un incremento delle quote fisse e potenza relative ai servizi di rete e oneri di sistema. In questo modo si smorzerà parzialmente la struttura progressiva di tali voci, per poi andare ad eliminarla del tutto - nel 2017 - attraverso la riduzione degli scaglioni relativi alla quota energia (e contestuale "avvicinamento" dei prezzi kWh).


Effetti

Le stime della stessa AEEGSI evidenziano che l'effetto di queste modifiche è una penalizzazione delle fasce più basse di consumo, con un contestuale sconto per quelle più alte.



N.B. ad oggi sono circa 24 mln gli utenti che consumano meno di 2.640 kWh/anno (81% del totale).



Motivazioni - parte normativa

Se la riforma va a penalizzare chi consuma poco e premia, invece, chi consuma di più della famiglia tipo (2.700 kWh/anno), perché il Governo e l' AEEGSI la sostengono?

Tutto risale al momento in cui si rende necessario recepire la Direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica, tramite la legge di delegazione europea 2013 (poi legge 96/2013).

La Direttiva in sé tratta molte tematiche rilevanti, ma ai nostri fini ci interessa l'articolo 15, dove si parla della "soprressione, nelle tariffe per la trasmissione e la distribuzione, degli incentivi che pregiudicano l'efficienza generale". Questo dettato normativo generico viene poi associato da alcuni senatori (durante l'esame in assemblea) e dal Governo (che approva le mozioni di tali senatori) alla rimozione della struttura progressiva della tariffa, che viene perciò inserito tra le condizioni da implementare per garantire la completa attuazione della Direttiva 2012/27.

Dall'approvazione della legge 96/2013 fino all'emanazione del relativo decreto attuativo (Dlgs. 102/2014, art. 11) e alla successiva delibera attuativa dell' AEEGSI stessa (582/2015) viene ormai dato per assodato che questa scelta è "giustificata" dal testo della Direttiva, anche se è evidente che la Direttiva (come quasi tutte le Direttive UE) si limita a dare indicazioni generiche che dovrebbe costituire la base minima di partenza da cui iniziare.

Pertanto, va precisato (per evitare dibattiti a caso su cosa ci costringe ad approvare l' UE, etc.) che la scelta di abolire la struttura tariffaria attuale è stata interamente governativa.


Motivazioni - parte economica

Una volta chiarito questo passaggio politico-normativo, vanno analizzato le vere ragioni che hanno spinto l' AEEGSI a sostenere tale progetto.

Le ragioni sono due:
  1.  Il fatto che la quota energia - dei servizi di rete e oneri di sistema - sia applicata su diversi scaglioni con importi unitari progressivamente maggiori, va a determinare un trasferimento di gettito tra utenze domestiche, visibile dal fatto che le utenze a consumo medio maggiore pagano più del dovuto (e quindi anche per le utenze a basso consumo);
  2. La struttura di cui sopra non incentiva la diffusione di apparecchiature elettriche di ultima generazione e ad alta efficienza, ma con consumi elettrici significativi.

A entrambe le critiche io risponderei "dipende".

1) E' vero che ad oggi le utenze non "tipo" (i.e. 2.700 kWh/anno e potenza fino a 3 kW) pagano più del dovuto e, in un certo senso, pagano anche per le altre, ma va considerato che questa situazione potrebbe benissimo essere la più equa.
Infatti, questo gruppo di utenze a maggior consumo possiamo immaginarlo (ai fini della nostra analisi) come composto da due sotto-gruppi:

a) nuclei o, più probabilmente, famiglie numerose a basso reddito;

b) tutti gli altri nuclei familiari (single, coppie o famiglie) a medio-alto reddito (nel senso che possiedono una casa ampia e possono sostenerne le relative spese).

Entrambe le categorie, secondo i calcoli dell' AEEGSI, beneficerebbero di uno sconto che va dai 40 ai 260 euro l'anno (per coloro che impegnano fino a 3 kW di potenza).

Ma il primo sotto-gruppo (a), allo stato attuale, è già interamente o parzialmente compensato da tale svantaggio tramite il bonus elettrico (qualora l'ISEE lo permetta), e in ogni caso l'estensione di tale bonus è già nel progetto in questione proprio per ridurre l'effetto delle penalizzazioni della riforma sulle utenze a basso consumo!

Viceversa, il secondo sotto-gruppo non rientra in una condizione di disagio economico e possiede inoltre una casa di dimensione medio-grandi, pertanto non è meritevole di alcun sussidio o sconto, e pertanto non può essere il vero obiettivo della riforma. Infatti, un conto è sostenere l'equità formale (come questo progetto di riforma) tramite prezzi unitari uguali per tutti, un conto è migliorare l'equità sostanziale, andando a verificare anche le caratteristiche economico-sociali delle varie utenze.


2)  Il presupposto dell' AEEGSI è questo: se so che dalla fascia dei 2.640 kWh/annui (e oltre) finisco nella fascia dei 4.440 e oltre, e questo mi determina un 50% in più sul costo unitario di ogni kWh consumato, sono veramente disincetivato a utilizzare tecnologie ad alta efficienza ma ad alto consumo?

Pensiamo alle pompe di calore (citate anche dall'AEEGSI), che si sostituiscono al sistema di riscaldamento a metano, offrendo una soluzione non troppo dispendiosa ma penalizzata dagli alti consumi di elettricità.
Non è così semplice ipotizzare se un utente la percepisca troppo costosa per via del prezzo unitario progressivo, perché allo stesso tempo ad alcuni potrebbe sembrare comunque conveniente (in quanto la spesa annua per riscaldamento è in genere molto più alta di quella per l'elettricità).

Il punto è che non è certo solo la struttura tariffaria attuale il vero disincetivo all'utlizzo di tecnologie di questo tipo, e comunque sono presenti anche altri modi per incentivare azioni di questo tipo (già ampiamente sperimentati - qui e qui).


Conclusioni

Ha veramente senso stravolgere parte dell'impianto tariffario attuale per le due semplici motivazioni - e non proprio condivisibili al 100% - presentate, quando:

- sono anni che utilizziamo vari metodi alternativi di incentivo (sia diretti dedicati, che indiretti tramite detrazioni) alle tecnologie elettriche più meritevoli (e con ottime risposte da parte degli utenti, che spesso investono proprio perché riconoscono la convenienza delle stesse);

- la sbandierata intenzione di equità della riforma non valuta l'equità "sostanziale" degli effetti che si producono sulle utenze a basso consumo (81% del totale), che non rappresentano certo solo single e coppie di fighetti milanesi, ma anche nuclei familiari che vivono in medio-piccoli alloggi e generalmente medio-basso reddito.