sabato 17 agosto 2013

Scorporo della Rete Telecom

Nell'ultimo periodo sono circolate molte informazioni riguardo una possibile separazione della società Telecom Italia Spa dalla Rete di trasmissione/comunicazione nazionale che ora controlla.
Vediamo di che si tratta con un primo sguardo introduttivo e un successivo approfondimento.

Breve riassunto...
Dopo le varie indiscrezioni trapelate nei mesi estivi il primo fatto concreto degno di nota risale al 30 maggio, quando Telecom inviò una prima bozza preliminare di scorporo all' AGCOM (il Garante per le telecomunicazioni) per ottenerne un parere sulla fattibilità e correttezza.
Il 25 luglio l' AGCOM dà il suo assenso, concedendo il via libera a Telecom affinché integri il dossier con la decisione di scorporo ed effettui le necessarie analisi di mercato.
A questo punto ogni decisione ulteriore è rimandata a settembre, finché non verranno acquisite tutte le informazioni e attuate tutte le procedure di legge necessarie.

Di cosa si tratta?
Il c.d. scorporo della Rete non è altro che una semplice separazione tra il proprietario della Rete e chi la gestisce. In particolare nell'attuale situazione vediamo che il proprietario (Telecom Italia) è anche il gestore del servizio ed è quindi presente un classico caso di monopolio di impresa, più nello specifico un "monopolio naturale/di rete", cioè una situazione in cui la presenza di una singola impresa che possiede la rete è più EFFICIENTE di un contesto di concorrenza tra aziende.
Nel caso in dettaglio dovrebbe trattarsi di un trasferimento in una nuova società della sola parte di rete non replicabile, cioè il c.d. ultimo miglio, ossia la tratta di rete che raggiunge gli utenti finali e che in Italia è coperta tramite doppino in rame (che garantisce prestazioni scarse), eccezion fatta per alcune città dove Fastweb ha adottato connessioni finali in fibra ottica (Torino compresa). All'interno di questa parte di rete, lo scorporo riguarderebbe i sistemi passivi (cavi, permutatori, canaline) e attivi (quelli per la fornitura dei servizi TLC), entrambi per la parte in fibra, mentre per quella in rame i sistemi attivi rimarrebbero a Telecom.

Come mai ciò?
Per il semplice fatto che la rete in questione non si può replicare per via dell'enorme e inutile dispendio di risorse, inoltre il suo frazionamento in "sotto-reti" o simili porterebbe notevoli complicazioni nella gestione del servizio e nell'accessibilità tra operatori che potrebbero vantare il loro potere di mercato su un determinato tratto/zona per chiedere condizioni più vantaggiose (un esempio macro: il gas russo che transita negli oleodotti ucraini permette all'Ucraina di mantenere una forte posizione di potere nelle trattative russe sul prezzo, portando a situazioni anche estreme dove però a farne le spese saranno gli utenti finali).

Qualcosa su Telecom...
Telecom Italia Spa ha attualmente una posizione di "incumbent" nel mercato delle TLC, perché pur essendo stato liberalizzato tale settore mantiene una notevole quota di mercato, molto più alta delle altre aziende incumbent europee: nei servizi di accesso a banda larga è passata dal 70% del 2004 al 50% del 2012, un dato comunque superiore alle altre esperienze europee che dimostra la lenta gradualità del ridimensionamento della quota di mercato.
Per quanto riguarda la società in se vi è un azionista di maggioranza frutto di un patto parasociale, il consorzio Telco, che possiede il 22,39%, vi è Findim Group di Marco Fossati, che possiede il 4,99%, e la restante parte è frazionata sul mercato. Nel dettaglio, Telco è partecipata al 46,18% da Telefonica, al 11,62% da Intesa San Paolo, al 30,58% da Generali Assicurazioni, al 11,62% da Mediobanca.

Quadro normativo
Attualmente la Direttiva 2002/19/CE (c.d. Direttiva Accesso), modificata dalla Direttiva 2009/140/CE, detta le regole in tema di separazione della rete di accesso, in particolare un tale processo di liberalizzazione "sostanziale" del settore può essere forzato dalle Autorità Nazionali oppure effettuato volontariamente, come in questo caso, evidenziando che è compito dell'azienda in questione informare l'Autorità Garante affinché integri le procedure previste a livello nazionale (DLGS 70/2012) quali la valutazione preliminare dell'Authority, l'analisi di mercato, il rispetto delle norme europee ecc.

Quadro microeconomico
Vi sono vari metodi elaborati per garantire un processo di scorporo efficiente e un servizio post-liberalizzazione che non penalizzi gli utenti finali.
La soluzione che sembra più discussa al momento rappresenta la creazione di una newco che abbia una partecipazione pubblica minoritaria ma sostanziale (per esempio Terna -rete elettrica- è partecipata al 30% circa, Snam -rete gas- lo stesso) e la restante parte in mano a investitori qualificati o eventualmente i vari operatori sul mercato TLC (per esempio garantendo una quota minima uguale per tutti indipendente dalla quota di mercato dell'operatore ed impedendo scalate di mercato) o ancora frammentato sul mercato.
Eventuali altre opzioni riguardano per lo più determinati parametri da prendere in considerazione per permettere all'Authority un controllo efficiente e un'adeguata valutazione dei costi di produzione degli operatori, in particolare quelli dominanti.

Alcune indiscrezioni...
Si parlava di una eventuale partecipazione pubblica, più probabilmente di un intervento della Cassa Depositi e Prestiti (già presente per altri settori) anche se attualmente non vi è nulla di certo e nelle varie audizioni alle Camere è stato solo espresso interessamento riguardo all'entrata della CDP nella fase successiva dell'operazione (1, 2).
Un dettaglio abbastanza fastidioso: alcune "dispute" tariffarie (riguardo i prezzi di accesso per gli operatori alla rete in rame di proprietà Telecom) contestualmente in atto tra l'AGCOM e Telecom (qui) e successivamente tra AGCOM e l'UE (qui), rischiano di rallentare molto, se non arrestare, l'operazione di scorporo attualmente in corso.

Conclusioni
Nel mondo della politica sembra esserci un certo consenso nei riguardi di questa operazione (e questo potrebbe prevenire eventuali ostruzionismi, favorendo il processo) e la stessa UE, nonché l'AGCOM, si sono dimostrati favorevoli a mini-liberalizzazioni di questo tipo (soprattutto per via del basso livello di concorrenza presente in molti settori italiani, rispetto alle aspettative europee).
I soci di Telco non hanno mostrato particolari critiche (perlomeno i principali, inclusa Telefonica), per cui anche dal versante interno l'operazione sembra pressoché accettata (vedremo ora dopo le "indiscrezioni" di cui sopra).
Qualunque modello di scorporo verrà adottato, soprattutto in relazione all'assetto societario della newco, il vero obiettivo primario per tutte le parti è raggiungere il c.d. Equivalence of input (EoI, presente in UK) ossia una assoluta parità di accesso alla rete da parte di tutti gli operatori, a differenza dell'attuale Equivalence of Output (EoO, presente in Italia), ossia l'accesso è garantito in modo da rispettare la parità assoluta nei risultati ma non nelle modalità. La differenza può sembrare banale ma l'Eoi è chiaramente più trasparente e chiaro, ed è per questo tutto sommato privilegiato dai regolatori.
In ogni caso la separazione funzionale/scorporo di cui abbiamo parlato non necessariamente deve prendere a modello un caso europeo simile, soprattutto perché attualmente vi sono paesi quali Francia, Spagna, Olanda e Polonia dove l'opzione scorporo non è stata presa in considerazione.

In linea di massima sarebbe perfino sufficiente di per se un passaggio dal EoO al EoI, per garantire maggiore concorrenza, però vista la debolezza e inefficacia delle Authority italiane ritengo sia molto più proficuo uno scorporo effettivo e comunque un "distacco" dalla ingombrante presenza di Telecom, sia per garantire un gestione e investimenti nella rete di un certo livello, sia per avere una presenza pubblica minima ma "interna" (cioè non solo una Autorità che regoli dall'esterno tariffe e comportamenti senza conoscere la gestione interna della società e la maggior conoscenza che ne deriva) così da garantire l'accesso a informazioni che altrimenti non sarebbero possibili (tutelando maggiormente gli utenti finali in tema di prezzi e condizioni). Questo perché sono convinto che la PRESENZA pubblica, seppur minoritaria, dia a tale soggetto delle informazioni (in particolare sui costi di produzione) in grado di valutare attentamente le politiche di prezzo e gli investimenti ed evitando di scadere nella banale ricerca del profitto del privato (visto che si tratta di un servizio parzialmente pubblico); è sufficiente un esempio: la presenza del Comune di Torino in GTT (Trasporto pubblico locale), seppure non sia necessario la partecipazione totalitaria (basterebbe il 51%), permette al Comune di conoscere i costi di gestione del servizio e di conseguenza adottare politiche di prezzo volte a mantenere per esempio un basso costo del biglietto su determinate tratte o in generale per incentivare l'uso del trasporto pubblico, non dovendo necessariamente andare in utile ma anche solo pareggiando costi-ricavi.
Poi possiamo discutere a lungo sulle inefficienze e clientelismi nella gestione degli amministratori e del personale, però è plausibile ritenere che la presenza pubblica "interna" permetta una MIGLIORE conoscenza del servizio e quindi garantisca una sua MIGLIORE regolamentazione. Perciò la presenza della CDP, o simili, nella gestione della Rete ritengo comporti maggiori vantaggi, rispetto agli svantaggi presenti, soprattutto in termini di tutela del consumatore. Si vedrà...
















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