Ora che abbiamo un'idea di massima sull'organizzazione e funzionamento del SSN è il caso di approfondire la parte più squisitamente economica.
Finanziamento
Lo Stato determina annualmente il fabbisogno del SSN, finanziandolo tramite le imposte regionali (IRAP e addizionale regionale IRPEF) che nel 2011 hanno contribuito per 38,1 mld; entrate delle aziende pubbliche (ticket e attività intramoenia dei medici) per 3 mld, compartecipazioni delle Regioni a Statuto Speciale (RSS) per 10,5 mld, e per la parte eventualmente residuale interviene lo Stato tramite compartecipazioni all'IVA, alle accise sui carburanti e al Fondo Sanitario Nazionale (FSN, che in realtà è stato abolito nel 2000, ma sopravvive indirettamente tramite accordi Stato-Regioni sulla ripartizione delle risorse) per 53,8 mld (più altri 4 di altri trasferimenti).
Per il 2012 si parla di circa 108 mld di quota a carico dello Stato, di cui circa 106 per il finanziamento dei LEA. Questo perché il totale viene suddiviso in due quote: la prima destinata ai LEA e ripartita tra le Regioni in base alla quota capitaria (popolazione) pesata su alcuni indicatori più specifici (oltre a età, sesso, frequenza, residenti, mortalità e vari indicatori si tiene anche conto della mobilità interregionale), mentre la seconda quota è destinata al finanziamento di specifici progetti (tutela della salute, campagne di informazione ecc....per un importo di 1,45 mld nel 2012).
La compartecipazione dei cittadini, oltre che in termini di tasse e spese (di bilancio), si può misurare in base al costo dei ticket per un totale di circa 4 mld. Attualmente i ticket riguardano le prestazioni specialistiche, di pronto soccorso, farmaceutiche (solo per le Regioni che lo hanno deciso) e termali, prevedendo ovviamente esenzioni per basso reddito, invalidità, situazioni particolari (gravidanza, diagnosi HIV...) o malattie rare.
Da notare che nel 2014 era previsto la reintroduzione del ticket nazionale, in aggiunta a quello regionale, per le prestazioni farmaceutiche e tutte quelle del SSN; una sentenza della Corte Costituzionale ha però bocciato questa norma per questioni di competenza (competenza su funzioni costituzionali, tra Stato e Regioni).
Data la situazione sanitaria fuori controllo in molte Regioni italiane, dal 2006 è stato proposto un Patto per la Salute cioè un accordo triennale programmatico Governo-Regioni in merito alla spesa, alla programmazione, ai Piani di Rientro (rientro dal deficit per le Regioni con una spesa sanitaria fuori controllo), compartecipazione al ri-equilibrio del costo della Sanità a livello regionale (in particolare tramite l'obbligo di aumentare IRAP e addizionali IRPEF in caso di sforamenti), fissazione di tetti massimi di spesa e stanziamenti straordinari in conto capitale per finanziare investimenti in questo campo.
In seguito a tali Piani di Rientro non rispettati si è giunto al commissariamento di Lazio, Campania, Abruzzo, Molise e Calabria, ossia sono state innalzate al massimo le aliquote IRAP e addizionali IRPEF, imposti limiti strettissimi di spesa sanitaria ed elaborati piani per il riordino della sanità regionale.
Ora come ora neanche il Piemonte se la passa bene, infatti fino a qualche giorno fa si temeva il commissariamento del Governo per via della disastrosa situazione sanitaria, poi fortunatamente la "clemenza" ha preso il sopravvento ed è stata concesso alla Regione maggior tempo e particolari risorse (fondi FAS in sostanza) per rimettere a posto i conti, pur richiedendo comunque l'aumento dell'addizionale IRPEF (anche se dal 2014).
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