Per fare una analisi di questo tipo senza esaminare ogni minimo dettaglio sanitario di ogni Regione conviene prendere come riferimento i LEA e i relativi indicatori necessari a confrontare e a dare una visione quanto più completa e comparabile possibile dei singoli sistema sanitari regionali.
E' perciò il caso di ritornare sull'argomento LEA, approfondendolo maggiormente.
Abbiamo detto che le prestazioni e i servizi inclusi nei LEA si suddividono in tre macro-aree, a loro volta composte dai relativi ambiti o sotto-aree:
- Assistenza sanitaria collettiva in ambiente di vita e di lavoro (profilassi delle malattie infettive e parassitarie, tutela della collettività e dei singoli dai rischi connessi con gli ambienti di vita anche con riferimento agli effetti sanitari degli inquinanti ambientali, tutela della collettività e dei singoli dai rischi infortunistici e sanitari connessi con gli ambienti di lavoro, sanità pubblica veterinaria, tutela igienico sanitaria degli alimenti, sorveglianza e prevenzione nutrizionale, attività di prevenzione rivolte alla persona come vaccinazioni obbligatorie e raccomandate, servizio medico-legale);
- Assistenza distrettuale (medicina di base e pediatria di libera scelta in forma ambulatoriale e domiciliare, continuità assistenziale notturna e festiva, guardia medica turistica, assistenza farmaceutica erogata direttamente o attraverso le farmacie territoriali, assistenza integrativa (fornitura di alimenti dietetici a categorie particolari, fornitura di presidi sanitari ai soggetti affetti da diabete mellito, assistenza specialistica ambulatoriale, assistenza protesica (fornitura di protesi e ausili a favore di disabili fisici, psichici e sensoriali, assistenza domiciliare, consultori familiari, servizi di salute mentale, servizi di riabilitazione ai disabili, servizi a persone dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope o da alcool, assistenza domiciliare a pazienti nella fase terminale, assistenza alle persone con infezione da HIV, residenze e centri diurni per persone anziane non autosufficienti, comunità terapeutiche e centri diurni per persone dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope o da alcool, comunità terapeutiche e centri diurni per persone con problemi psichiatrici, residenze e centri diurni per la riabilitazione di persone disabili, hospice per pazienti nella fase terminale, residenze per le persone con infezione da HIV, assistenza termale);
- Assistenza ospedaliera (pronto soccorso, degenza ordinaria, day hospital, day surgery, interventi ospedalieri a domicilio - in base ai modelli organizzativi fissati dalle Regioni -, riabilitazione, lungodegenza, raccolta, lavorazione, controllo e distribuzione degli emocomponenti e servizi trasfusionali, attività di prelievo, conservazione e distribuzione di tessuti, attività di trapianto di organi e tessuti).
Il D.M. 12 dicembre 2001 si occupa di definire un set di indicatori per monitorare sia i livelli essenziali sia il contesto regionale.
A noi invece interessano i 27 indicatori elaborati dal Comitato LEA (per l'anno 2010, ultimo anno disponibile) per verificare l'adempimento e il mantenimento dei livelli minimi e per evidenziare punti forti e debolezze regionali.
Sommando i relativi punteggi (ponderati) si ha un indicatore globale che fornisce una misura del mantenimento dei LEA nella Regione di riferimento (esclusi Trentino, Friuli, Valle d'Aosta e Sardegna, di cui comunque solo la Sardegna sottoposta a Piano di Rientro).
Questa la situazione nel 2010:
- Emilia, Umbria, Marche, Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia e Basilicata sono risultate adempienti;
- Liguria e Abruzzo sono risultate adempienti ma con "impegno su alcuni indicatori";
- Molise, Lazio, Sicilia, Calabria, Campania e Puglia sono risultate inadempienti.
Di queste, solo Lombardia, Umbria, Marche e Abruzzo presentano un sistema sanitario economicamente in pareggio (oppure con ricavi maggiori dei costi), su dati 2011, viceversa considerando anche le imposte pagate (poi utilizzate anche a tal fine), le uniche Regioni in rosso rimangono la Sardegna, Campania, Molise e Calabria.
Da questi due risultati (tecnico ed economico) si evince chiaramente che la ricchezza regionale è un fattore determinante per tenere in piedi il sistema sanitario regionale, perciò quasi tutte le Regioni più ricche riescono in un certo senso a cavarsela in questo modo (come suggerito qui).
Eppure non si spiega come mai anche confrontando le Regioni economicamente più ricche e stabili (per quanto riguarda la Sanità e la ricchezza pro capite) vi siano differenza notevoli in termini di gestione e mantenimento dei LEA. Buona parte delle differenze sarà dovuta sicuramente a fattori quali la mala gestione, la corruzione, lo spreco, l'eccessivo indebitamento e così via, però per esserne sicuri è meglio controllare cosa ne pensa la Corte dei Conti.
In realtà, al riguardo, troviamo sempre gli stessi problemi e gli stessi fattori che messi assieme creano una situazione sanitaria regionale critica. In sostanza il fattore "buon Governo" gioca un ruolo sicuramente importante, soprattutto a livello di stabilità economica, ma più in generale l'aumento generalizzato dei costi (drasticamente ridotto con la spending review), la mala gestione della spesa sanitaria (soprattutto al Sud), l'indebitamento degli enti sanitari o della Regione stessa (quasi una prassi consolidata fino a pochi anni fa, non per motivi di carenza di liquidità ma proprio per il fatto stesso di avere tale possibilità e disporre così di ancor più soldi a disposizione), nonché la ricchezza e la tassazione regionale hanno determinato una situazione singolarmente molto varia ma nel complesso instabile (perché le Regioni virtuose sono indirettamente chiamate a coprire le perdite delle altre).
Buona parte dei fattori indicati sono già presenti nella Parte Terza, o comunque la Parte Terza è sicuramente parte integrante di quest'ultimo paragrafo.
Molto banalmente questo è il contesto che ha determinato lo scenario negativo attuale. Era piuttosto evidente e di senso comune, però visto che la Corte dei Conti ce lo conferma, ora possiamo dimostrarlo "empiricamente". Ma soprattutto vige come al solito il "fattore Italia", per cui i soldi ci sono e la spesa è perfino inferiore ai livelli europei (nel caso Sanità) però viene mal gestita ed è nel complesso inefficiente.
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