lunedì 11 febbraio 2013

Sintesi della spesa pubblica

Prima di procedere all'analisi categoria per categoria della spesa pubblica bisogna avere chiaro alcuni numeri e concetti di base per capire appieno l'argomento in discussione.

[I documenti più utili al riguardo sono i seguenti: 1, 2, 3, 4, 5. I primi due in assoluto sono i più utili]

La spesa di tutte le Amministrazioni Pubbliche (d'ora in poi AAPP), quindi non solo lo Stato ma anche Amministrazioni locali ed Enti di Previdenza, è passata da 85 mld nel 1980 ai circa 799 del 2011, che diventano 720 mld circa al netto della spesa per interessi (sul debito pubblico).

La spesa pubblica totale ha quindi raggiunto il 50,5% del PIL nel 2011, mentre la spesa primaria (al netto degli interessi) ha raggiunto il 46,5%. La componente primaria è quindi in linea con quella degli altri paesi (di poco inferiore rispetto a UK e Francia, di poco superiore rispetto a Spagna e Germania).

La spesa primaria totale si divide in particolare tra i vari soggetti secondo queste percentuali:

  • 11,2% del PIL (ossia il 24,5% della spesa totale) effettuata dalle Amministrazioni Centrali;
  • 15,1% del PIL (ossia il 33,1% della spesa totale) effettuata dalle Amministrazioni Locali (la cui voce più consistente è data dalla spesa per gli Enti Sanitari Locali);
  • 19,3% del PIL (ossia il 42,4% della spesa totale) effettuata dagli Enti di Previdenza;
In questo contesto l'evoluzione della spesa è stata molto pronunciata negli anni da parte degli Enti di Previdenza, una diminuzione da parte delle Amministrazioni Centrali (al contrario di quello che si pensa) e una sostanziale stabilizzazione da parte delle Amministrazioni Locali.

[Per Amministrazioni Centrali si intendono le spese per i Ministeri, la Presidenza del Consiglio, la Corte dei Conti, la Corte Costituzionale, il Tar, le Agenzie fiscali,il Consiglio di Stato, Enti di regolazione, Enti di ricerca e così via]

Per quanto riguarda la categoria economica dei redditi da lavoro (stipendi e retribuzioni in sostanza):

  • 6% del PIL (ossia il 56,1% della spesa per redditi da lavoro) nelle Amministrazioni Centrali;
  • 4,5% del PIL (ossia il 41,3% della spesa per redditi da lavoro) nella Amministrazioni Locali (di cui la metà solo negli Enti Sanitari);
  • 0,2% del PIL (ossia il 2,1% della spesa per redditi da lavoro) negli Enti di Previdenza;
A livello cumulato percentuale negli ultimi dieci anni l'incremento maggiore è stato sostenuto dalle Province, poi Regioni, Enti Sanitari, Stato, Enti di Previdenza e infine Comuni.

Per riguarda la categoria economica dei consumi intermedi (cioè acquisti di beni e servizi che servono a produrre determinati beni o servizi, quindi non fini a se stessi):

  • 1,6% del PIL (ossia il 27% della spesa per consumi intermedi) nella Amm. Centrali;
  • 4,1% del PIL (ossia 71,2% della spesa per consumi intermedi) nelle Amm. Locali (di cui ben il 31,3% dipende dagli Enti Sanitari);
  • 0,1% del PIL (ossia il 1,9% della spesa per consumi intermedi) negli Enti di Previdenza;
Qui la differenza è notevole, nel senso che la dinamica della spesa negli anni è aumentata, ma in fase di stabilizzazione, in tutti i comparti (negli Enti di Previdenza è in netta diminuzione) tranne che per quanto riguarda gli Enti Sanitari, che invece vedono un notevole incremento tuttora in corso.

Per quanto riguarda il solo bilancio statale, si parla di circa 521 mld di entrate nel 2011, a fronte di circa 520 mld di uscite in termini di competenza (cioè entrate e spese impegnate per quell'anno, ma non per forza incassate/spese materialmente), che diventano rispettivamente 452 e 519 mld in termini di cassa (cioè le spese effettivamente pagate e le entrate effettivamente riscosse). 
Dopo il picco di 540 mld di spese nel 2009, le varie manovre correttive hanno portato una riduzione di 20 mld nel 2010-2011. 

I maggiori incrementi della spesa statale sono dovuti ai trasferimenti per gli Enti Sanitari, gli Enti di Previdenza e in parte per maggiori spese per redditi da lavoro (anche se in via di stabilizzazione).

Distinguendo all'interno della spesa primaria del bilancio statale (circa 447 mld in termini di cassa), vediamo che il 54% (circa 241 mld) riguarda i trasferimenti ad altre AAPP (in costante aumento negli anni), mentre un 25% circa riguarda il personale, IRAP, consumi intermedi e altre uscite (111 mld, nel complesso stabili e in via di miglioramento).
L'11% di tale spesa (circa 49 mld) è diretta ad interventi verso l'estero (finanziamento del bilancio UE) e verso l'economia nazionale (alle famiglie, alle imprese, o acquisizione di attività finanziarie), infine la parte restante riguarda poste di regolazione contabile (10,1%), ossia restituzioni di imposte e rimborsi a famiglie e imprese (44 mld).

Se consideriamo il livello di ricorso al mercato consentito (ossia raccolta di capitali tramite i titoli di debito pubblico, 303 mld circa nel 2011 in termini di cassa) e la spesa per interessi sul debito pubblico (circa 74 mld), la spesa statale diventa di circa 706 mld (perché il ricorso al mercato è sì di 303 mld, ma il rimborso del debito pubblico in scadenza, che è la vera spesa, è di soli 186 mld nel 2011). I circa 92 mld di differenza rispetto al valore complessivo di 798 mld di tutte le AAPP sono residui passivi (cioè spese/somme impegnate ma non pagate).























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