venerdì 18 gennaio 2013

Un po' di chiarezza sul redditometro

Visto che giornalisti e politici non fanno che creare allarmismo sull'applicazione del redditometro, e vista la difficoltà di comprensione per chi non è pratico di questioni fiscali, è meglio chiarire dinamiche e funzionamento di tale strumento.

[i giornali più seri, come Linkiesta e il Post, hanno infatti tracciato un quadro molto chiaro e senza allarmismi al riguardo]

Il c.d. "redditometro" è uno strumento di accertamento GIA' presente da molti anni nel novero degli strumenti a disposizione dell'Amministrazione Finanziaria per contrastare l'evasione; in sostanza il reddito del contribuente viene stimato sinteticamente sulla base delle spese sostenute, per capire come mai quello dichiarato sia minore delle spese fatte.

Nel 2010, però, TREMONTI lo ha potenziato per "renderlo più efficiente e dotarlo di maggiori garanzie per il contribuente", definendone le caratteristiche di base (prima era abbastanza impreciso e inefficace), mentre il D.M. che ne ha dato effettiva attuazione è stato emanato da Monti.

Le modifiche hanno riguardato ovviamente il grado di incisività, prevedendo che se il reddito dichiarato differisce del 20% dalle spese effettuate, allora l'Ufficio stima il reddito considerato "realmente percepito" ed è obbligato a convocare il contribuente per chiedergli se tale differenza è giustificata da redditi o introiti non conosciuti dal Fisco (per esempio i redditi ritenuti alla fonte, che proprio perché già tassati prima che il contribuente li riceva allora non sono da dichiarare), ma SOLO se non viene fornita una spiegazione riscontrabile dai dati si procede al processi di riscossione-accertamento vero e proprio.
Tale determinazione si fonderà anche sulla base di campioni omogenei di capacità contributiva (in base al nucleo familiare, area territoriale ecc) e le categorie di spesa soggette a monitoraggio sono sette (con all'interno circa 100 indicatori diversi) e riguardano praticamente tutti gli aspetti della vita quotidiana.
Il valore di queste spese e degli altri indicatori è preso dall'Anagrafe tributaria (se disponibili), altrimenti si fa riferimento agli indicatori medi elaborati dall'ISTAT.

E' chiaro che questo sistema è molto generico e non tiene conto delle differenze tra nuclei familiari, però è molto utile per contrastare la micro-evasione quotidiana messa in atto dai singoli cittadini anche per piccole cose, senza considerare che non è così automatico e "implacabile" come vogliono far passare.
E' stato per esempio indicato dall'Agenzia delle Entrate, che gli scostamenti mensili fino a 1.000 euro (quindi 12.000 l'anno) sono passabili senza problemi.
Non dimentichiamoci poi che il Fisco, per evitare che i cittadini vivano col terrore di dover giustificare spese o subire controlli, ha rilasciato pochi mesi fa il Redditest, un software che una volta installato permette di confrontare in forma anonima le spese e i redditi del proprio nucleo familiare, così da capire subito se si è in una situazione di scostamento grave o meno.
Per di più prima dell'attuale revisione di questo strumento, le imprecisioni erano tali che bastava il solo possesso di un determinato bene o spesa per giustificare un reddito di un certo tipo (era necessario riformarlo), rendendolo così ancora più iniquo e meno utilizzabile.

E' vero che l'onere della prova è stato posto in capo al contribuente, il quale deve così indicare con quali soldi ha pagato le spese, però essendo in sostanza una presunzione semplice (cioè sono solo indizi dedotti dal Fisco) è chiaro che tale meccanismo non avrebbe retto, infatti la Cassazione (sentenza n.23554/2012) ha dichiarato che spetta all'Amministrazione Finanziaria "personalizzare" caso per caso, chiamando in causa il contribuente per capire se esistono redditi di cui non è a conoscenza ed eventualmente integrando con maggiori e diversi controlli, da cui poi scaturiranno gli eventuali atti di accertamento che porteranno al contenzioso vero e proprio.
In sostanza non basta la statistica (ovviamente) e la non convincente spiegazione del contribuente, per avviare un procedimento contro lo stesso.
E' vero che si tratta della giurisprudenza (e non della modifica della legge in questione), però in caso di controversie è l'ultimo organo giudicante, per cui se l'Amministrazione dovesse essere insistente senza particolari motivi o scostamenti, si può contare su un orientamento giurisprudenziale favorevole in linea di massima.

*Aggiornamento: un comunicato stampa dell'Agenzia delle Entrate precisa che i pensionati non saranno mai oggetto di verifica tramite redditometro, poiché riguardano casi particolari dove sostanzialmente non ha senso utilizzarlo, inoltre dovendo effettuare ogni anno 35 mila controlli sulla base di questo strumento è evidente che dovranno concentrarsi solo sugli scostamenti di maggiore rilievo.

Inoltre quelli che dicono che deprimerà ulteriormente i consumi ecc ecc non considerano il fatto che se uno non ha redditi "occultati" al Fisco non ha nulla da temere perché da qualche parte i soldi sono arrivati (in modo legale) e l'unica precauzione da prendere è di utilizzare il più possibile gli strumenti bancari soprattutto per trasferire il denaro (inteso come reddito) e solo secondariamente per tenere tracciabili le spese (tenere gli scontrini non è particolarmente utile né incisivo, in questo caso).

Insomma, concentrarsi maggiormente sulle entrate (i redditi dell'anno) e renderle le più trasparenti possibili, ovvero meno contante possibile; si tratta di misure già intraprese al riguardo dagli altri paese occidentali avanzati, che non richiedono uno sforzo immane per i contribuenti.

A chi ritiene che questa misura e le precauzioni indicate identifichino uno Stato di polizia tributaria/fiscale che caratterizza un caso tutto italiano, vorrei solo ricordare che il "caso italiano" ha un'evasione fiscale di circa 120 mld (tasse non pagate), mentre l'economia sommersa (che sfugge completamente al Fisco) si aggira tra i 350 e i 550 mld.
Shut the fuck up, please.













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