domenica 27 gennaio 2013

2) Crescita, PIL e Domanda...come funziona?

Nel precedente intervento abbiamo visto il valore complessivo di tutte le componenti economiche che incidono sulla nostra economia. Ora bisogna capire come funziona il sistema economico in cui viviamo.

Il nostro sistema economico, per vari motivi storico-culturali comuni a molti altri paesi europei, è di stampo capitalistico ma con alcune "attenuazioni" rispetto a quello capitalistico più "puro" (rappresentato da UK e USA), ossia un maggiore intervento pubblico nell'economia e differenziazione marcata nella tassazione (d'ora in poi sistema "capitalistico-attenuato").
Come tutti i sistemi capitalistici però, è basato sulla domanda/consumo, sul debito e sull'apertura al commercio internazionale. L'ultima variabile in particolare è quella che distingue un sistema economico aperto da uno chiuso (pianificazione comunista).
Questi tre fattori si intrecciano l'uno con l'altro determinando una dinamica di sviluppo ma soprattutto favorendo aggiustamenti automatici in casi di squilibrio. Ecco, in estrema sintesi, alcuni dei possibili intrecci:

  • Caso "da manuale": la domanda dei cittadini per determinati prodotti fa aumentare la produzione industriale, che a sua volta genera maggiore reddito e maggiore occupazione (non solo in un paese); una volta che questa diminuisce o cambia "gusti", l'offerta industriale cala e di conseguenza il reddito e l'occupazione crollano creando crisi più o meno gravi, o più o meno settoriali (cioè non tutta l'economia ma solo il settore agro-alimentare per esempio);

  • Caso americano (fino alla crisi del 2009): la domanda dei cittadini è altissima (per motivi culturali) e costante negli anni, ma non bastando i soldi costoro si indebitano fino a livelli record, nel frattempo le imprese producono, l'occupazione aumenta e lo stesso vale per i servizi(*); una volta che l'indebitamento è troppo sproporzionato incominciano le prime difficoltà di pagamento da parte dei cittadini, quindi la domanda cala bruscamente, la produzione di beni e servizi la segue e la disoccupazione aumenta (blocco totale del sistema economico, se non ci fosse stato l'intervento pubblico);
    [(*) più l'economia avanza, più i beni e i servizi offerti si differenziano, per cui si passa da una predominanza dell'industria dell'acciaio ad un grande sviluppo delle società di consulenza finanziaria per esempio]

  • Caso tedesco: la domanda dei cittadini è bassa, ma la produzione industriale è molto sviluppata e di alto livello, il cambio intra-europeo è fisso (per maggiori dettagli visionare i post "Euro o non Euro?") e quindi le esportazioni nette (cioè il saldo positivo di esportazioni meno importazioni) riescono a compensare la mancata spinta della domanda/consumo, garantendo un ottimo livello di occupazione;

  • Caso italiano (pre-crisi): la domanda è tutto sommato a livelli normali (con una predominanza di pochi settori di spesa come l'alimentare), la produzione aumenta ma essendo quantitativamente più piccola e meno avanzata tecnologicamente non riesce ad assorbire al meglio (cioè in settori avanzati) i lavoratori disponibili, nel frattempo la spesa pubblica è mal indirizzata e il cambio fisso impedisce di aggiustare la competitività di prezzo;

  • Caso giapponese: la domanda è molto bassa, la produzione industriale si concentra sulle esportazioni di alto livello ma non compensa il basso livello di consumo interno, la disoccupazione è più o meno stabile e i Governi ricorrono all'indebitamento (più conveniente per via dei bassi tassi d'interesse) per favorire la crescita o comunque stabilizzare la situazione, nonché ad un basso tasso di cambio per non penalizzare le esportazioni (unica ancora di salvezza).


Tutti questi casi sono accomunati da un costante ripetersi di periodi positivi e periodi negativi, in un unico flusso economico conosciuto dagli economisti come ciclo economico: un'alternanza di recessione-ripresa-crescita-depressione che segue appunto un andamento ciclico più o meno contemporaneo tra i paesi occidentali (UE, UK, USA) e solo recentemente coinvolge anche gli Emergenti (seppur in modi diversi), che riflette l'alto grado di interscambio commerciale tipico della globalizzazione.
L'unico problema è che in caso di crisi di un certo livello, quasi tutti i paesi vengono colpiti poiché fortemente legati tra loro, per cui la fase di "caduta" (recessione) avviene con grande forza, creando grossi problemi ai Governi per via della difficoltà (a livello di tempi) di mettere in piedi politiche economiche atte ad evitare un acuirsi della recessione. Allo stesso modo la fase di boom viene spesso mal gestita, così invece di favorire uno sviluppo più graduale si lascia "correre" l'economia sfruttandone i benefici in termini di maggiori entrate pubbliche.
In casi come questo ci si aspetterebbe che i paesi più capitalistici e quindi meno propensi ad interventi statali nell'economia lascino il tempo al mercato di ritrovare l'equilibrio (secondo i liberisti, fautori del capitalismo puro, se si lascia il mercato libero di agire l'equilibrio verrà ripristinato in un tempo minore rispetto al caso di intervento), viceversa i paesi  a capitalismo-attenuato dovrebbero aumentare la spesa pubblica per compensare la diminuzione degli altri tre fattori determinati del PIL (Export, Investimenti, Domanda)...

INVECE NON E' COSI'!!!

Stati Uniti e Regno Unito hanno effettuato interventi di maggiore spesa pubblica (politica fiscale espansiva) e di bassissimi tassi e maggiore immissione di denaro nel sistema da parte delle rispettive Banche Centrali (politica monetaria espansiva), creando la c.d. "fine tuning" consigliata dall'economista Keynes, ossia che se lo Stato spende e la Banca Centrale tiene bassi i tassi o interviene sul mercato per immettere direttamente o indirettamente più soldi si avrà un effetto congiunto ampiamente positivo capace di rimettere in moto l'economia nel breve periodo (tranne in un caso di cui non parlerò).
Viceversa i paesi Euro hanno effettuati interventi di maggiore spesa pubblica sì, ma la BCE ha tenuto i tassi sostanzialmente alti ancora a crisi avanzata (abbassandoli solo con l'arrivo di Draghi) e ha effettuato interventi di supporto all'economia ridicoli in confronto anche solo alla Banca centrale inglese.

Ci siamo dimostrati più liberisti degli anglosassoni stessi, questo per via della costante predominanza della linea tedesca nell'esecutivo della BCE, ossia inflazione bassa uber alles. Per di più i vincoli posti alla spesa pubblica degli Stati Euro sono stati tali da non permettere alcuna eccezione, nonostante la gravità della crisi.

Non è la corruzione o il fatto che i politici usino auto blu per andare a fare la pupù che ha determinato la crisi in cui siamo o che determina le risposte della politica a tale problema, molto semplicemente siamo incastrati tra una pianificazione dall'alto (non immune da conflitti politici al suo interno) che impone determinati vincoli, e una richiesta dal basso (cittadini e imprese) che chiede una qualche misera soluzione o palliativo (anche perché in periodi di crescita o di recessione precedenti la situazione politica era pressoché la stessa, la spesa pubblica era gestita ancora peggio, ma nonostante tutto ce la cavavamo perché non avevamo vincoli così stringenti).









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