sabato 26 gennaio 2013

1) Crescita, PIL e Domanda...che succede?

In questi giorni sono cominciate a circolare le prime "contro-previsioni" sulle stime di crescita del PIL rispetto alla previsione del Governo (effettivamente spesso sovrastimata) per l'anno 2013, elaborata da Confindustria  (ma anche da FMI e altri organismi) che vedono l'anno corrente come un altro anno di contrazione (seppur lieve) del PIL.
Tutti sappiamo che siamo in crisi, abbiamo magari anche una vaga idea delle cause e degli sviluppi fino al 2012, ma molto probabilmente avremo un'idea decisamente troppo vaga sui valori fondamentali che caratterizzano il PIL stesso.

Grazie ad un efficace grafico del Sole24ore (questo è l'articolo) ci viene indicato un preciso valore percentuale degli elementi che ogni anno vanno a "formare" il nostro Prodotto Interno Lordo (cioè il valore della "ricchezza" economica di un paese in un anno).

Come si evince dall'articolo il PIL è il valore dei beni e servizi prodotti in un paese in un anno da operatori comunitari e non. E' composto sommariamente da quattro componenti primarie (dati 2011):

  • Consumi delle famiglie (60%)
  • Investimenti delle imprese (19%)
  • Spesa pubblica (20%)
  • Esportazioni "nette", cioè se le esportazioni sono maggiori delle importazioni (-1%, perché import è maggiore dell'export)


[Qui viene spiegato più dettagliatamente i vari modi per identificare il PIL]

Una piccola digressione: è vero che il PIL presenta una misurazione distorta e quasi paradossale per alcuni aspetti, perché tiene conto di valori puramente economici e non anche di altri fattori (come riporta l'articolo), però la storia (presa sempre dall'articolo) per cui "se un edificio viene distrutto da una bomba il PIL cresce due volte perché l'industria delle armi potrà produrne un'altra e l'edificio dovrà essere ricostruito" è un'altra di quelle contestazioni che rientrano nell'ambito delle critiche al sistema capitalistico che è cattivo ecc ecc...

Ipotizziamo un edificio distrutto da una bomba con una vittima:
- il PIL aumenta perché verrà probabilmente fabbricata una bomba in più;
- il PIL aumenta perché l'edificio sarà da ricostruire;
- il PIL aumenta aumenta per via delle spese per il funerale;
- il PIL diminuisce perché la vittima non lavorerà più (o comunque non contribuirà più economicamente)
- il PIL diminuisce perché se in quell'edificio c'era una fabbrica o un'attività di altro tipo questa si blocca del tutto;

In sintesi, alla fine dei conti bisogna vedere se i valori che aumentano compensano quelli che diminuiscono.
In genere non compensano, per il semplice fatto che il contributo derivante dalla ricostruzione sarebbe più lento rispetto al crollo improvviso della produzione nell'edificio, per esempio.
Per di più ci sono molti ostacoli che impediscono un'immediata ripresa in altra forma dell'attività bloccata, tali da peggiorare ulteriormente la dinamica negativa ipotizzata.
Infatti, se estendiamo su larga scala queste considerazioni, notiamo che l'Emilia post-terremoto è stata ampiamente danneggiata economicamente e quindi il suo PIL ne risentirà pienamente, perché è pur vero che ci sono case, capannoni, beni e strade da ricostruire però un'intera zona ha praticamente smesso di produrre in pochi giorni (stesse considerazioni per il Giappone, anche se qui entrano in gioco ulteriori variabili).

Detto ciò, il PIL ha i suoi difetti sul piano della misurazione del benessere, ma è un buon indicatore puramente "economico" (che è quello che statisticamente è più rilevante per le varie misurazioni).

Torniamo ai quattro indicatori
Se questi fattori incidono sulla crescita dell'economia è abbastanza facile intuire perché siamo in crisi in questo momento (tralasciando le cause quindi).
I consumi, ampiamente determinanti, sono scesi parecchio perché ci sono meno soldi;
le imprese non investono perché le aspettative non sono ottimistiche per il futuro (l'articolo indica le tasse prima di tutto, queste sono sicuramente importanti ma molto più determinante è la previsione di ripresa dei mercati e dei consumi, altrimenti pochi saranno incentivati a investire soldi per migliorare la produzione);
la spesa pubblica viene tagliata per via degli obblighi di bilancio;
le importazioni negli ultimi dieci anni sono sempre state superiori alle esportazioni, quindi non hanno contribuito al PIL anzi lo hanno ridotto, solo quest'anno abbiamo avuto il primo avanzo dovuto ad una riduzione dei consumi/importazioni molto consistente (le importazioni che facciamo noi, sono un incremento di PIL per lo Stato da dove provengono).
















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