domenica 7 ottobre 2012

Here we go!

Eccoci, appunto...E' il momento di inaugurare il mio blog e il modo migliore direi che è quello di prendere spunto dalle recenti notizie di attualità! Per cominciare si potrebbe dare una breve occhiatina al recente scandalo-rimborsi che tra le altre Regioni ha colpito anche il nostro bel Piemonte.
Cerchiamo intanto di farci un'idea delle cifre in ballo per capire se effettivamente i c.d. costi della politica sono o meno un problema e se sono stati ridotti o no. Un po' di fact checking fa sempre bene...
Cominciano col trattamento economico.
I Consiglieri regionali sono 60 (anche se è da poco stato approvata la loro riduzione a 50 + il presidente, a partire dalla prossima legislatura), hanno diritto ad una indennità di 8.630 euro LORDI circa, cioè 2.735 netti. Il passaggio dal lordo al netto è notevole perchè si toglie il 25% fisso di contributi (30% in alcuni casi) e si applica poi l'IRPEF. Con lo stesso passaggio il compenso del Presidente Cota e del Presidente Cattaneo  (scoprite da soli chi sono costoro) di 12.580 diventa 4.911.
Eravamo rimasti a 2.735, per un normale Consigliere, a cui però bisogna sommare i "gettoni di presenza" (non tassati questi) che vanno da un minimo fisso di 976 euro ad una massimo raggiungibile di 3.600, nonché un rimborso di 0,48 centesimi al km per 3.000 km massimo. Totale = 3.700 euro fissi al mese, considerando un Consigliere con solo otto gettoni di presenza (976 euro) e che non usa nessuno dei 3 mila km di rimborso.
Molto probabilmente i tagli decisi e da decidere in questi giorni modificheranno in parte la disciplina dei rimborsi e dei gettoni (anche perchè si aspettano le decisioni del Governo Monti per definirne i criteri in relazione al recente decreto del Governo in materia di Enti Locali), però è evidente che questi due benefici movimentano una quantità di denaro notevole e poco controllata rispetto all'indennità in sè che perlomeno è soggetta a tassazione!
Alla fine dei conti si può concordare che l'attuale "focus" sulla questione non è immotivato, e un po' di cambiamenti potrebbero fare bene ai conti e alla dignità regionale...
Una precisione è dovuta: non ho parlato dell'aspetto "pensionistico" perché dalla prossima legislatura non esisterà più l'assegno vitalizio, per cui quel 25% di contribuzione fissa non esisterà più e andrà perciò ad aumentare l'indennità netta che dovrebbe all'incirca raddoppiare. D'altro canto rimarrà l'indennità di fine mandato, una sorta di TFR, determinato come ultima mensilità lorda di indennità X anni di lavoro, diciamo.
Spostando la nostra attenzione al Governo Monti, dobbiamo ricordare che è da poco in ballo uno schema di decreto legge sulla riduzione dei costi della politica a livello locale (l'ho accennato sopra), che prevede alcune importanti novità (mi concentrerò sulle novità per le Regioni):
La prima parte prevede un sostanziale rafforzamento dei poteri di controllo preventivo di legittimità della Corte dei Conti (già previsto da: art.100 della Costituzione; art.148 TUEL; art.3 della L. n.20 1994) sugli atti di spesa delle Regioni nell'ottica di preservare il Patto di Stabilità Interno, una motivazione che forse riuscirà ad evitare che gli Enti Locali impugnino il decreto di fronte alla Corte Costituzionale;
la seconda parte obbliga i Gruppi Consiliari di ogni Regione a rendicontare annualmente come hanno speso i finanziamenti ricevuti (rendiconti verificati poi dalla Corte dei Conti); prevede che i trasferimenti dallo Stato alle varie Regioni sono in parte condizionati al fatto che queste riducano Consiglieri,  Assessori e relative indennità (in attuazione dell'art.14 del D.L. 138 2011); impone che i contributi ai Gruppi Consiliari livellandoli a quella più virtuosa tra le varie Assemblee regionali (ancora da definire), agendo però anche su qualunque forma di rimborso, consulenze e/o spese straordinarie e sul numero stesso di unità politiche o amministrative presenti; maggiori obblighi di trasparenza; estensione di queste misure anche alle Regioni a Statuto Speciale; restrizione alla concessione dei vitalizi...e così via.
Queste sono le novità principali sul versante regionale e bisogna dire che stavolta i costi della politica, che erano poi l'obiettivo principale di questo decreto, sono stati sicuramente "aggrediti" soprattutto perché i problemi maggiori erano ormai presenti più a livello locale che centrale, infatti in nome della loro più o meno estesa autonomia legislativa-finanziaria le Regioni hanno progressivamente ampliato i benefici di vario tipo di cui godevano i loro organi politici, contando su un'altrettanta spudoratezza a livello statale (si vedano i rimborsi ai partiti)...della serie: piatto ricco mi ci ficco!













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