martedì 9 ottobre 2012

La (nuova) bufera intorno agli OGM

Dopo la recente pubblicazione dei risultati di una ricerca francese, apparsa sulla rivista "Food and Chemichal Toxicoly", si è riacceso il dibattito sulla nocività degli OGM. Dato che la questione è molto controversa e non esiste una versione comunemente accettata sulla tossicità o meno degli Organismi in questione, cerchiamo di andare a vedere quali sono le opinioni e le azioni degli enti preposti al controllo e alla valutazione in questo campo (per lo meno in quest'ultimo caso)

Premessa
Il 19 settembre la rivista americana "Food and Chemical Toxicology", punto di riferimento in materia di tossicologia alimentare, ha pubblicato i risultati della sperimentazione condotta dal team francese di Gilles-Eric Seralini, professore di biologia molecolare presso l'Università di Caen, suggerisce un possibile effetto cancerogeno e in generale nocivo per la salute degli animali causato da una dieta a base di mais geneticamente modificato (GM) della Monsanto così come dell'erbicida Roundup (Glifosato). Il campione su cui è stato effettuata la sperimentazione è di 200 ratti, per un periodo di tempo sostanzialmente corrispondente alla loro vita (la vita media di un ratto è di 2 anni). Le modalità sono state queste: hanno suddivisi i ratti in 10 gruppi, ognuno contenente 10 ratti maschi e 10 femmine. Sei di questi gruppi sono stati alimentati con dosi diverse di maisMonsanto ingegnerizzato per resistere al glifosato, uno degli erbicidi più temuti (e anche più diffusi), noto per i suoi effetti sul sistema endocrino e riproduttivo. Tre gruppi sono poi stati alimentati con una dieta quotidiana contenente l'erbicida, e uno è stato alimentato normalmente, con mais non geneticamente modificato e acqua; il tutto, come detto, per due anni, cioè per un periodo di tempo molto superiore ai 90 giorni richiesti da diverse autorità sanitarie come prova della sicurezza di un prodotto testato su animali. I risultati sono stati notevoli (in senso negativo): nei ratti nutriti con mais OGM e glifosato, il 50% dei maschi e il 70% delle femmine è deceduto anzitempo, contro il 30 e 20% registrato nel gruppo di controllo. Analogamente, tra i ratti femmina nutriti con mais GM o glifosato il tasso di tumori ha oscillato tra il 50 e l'80%, contro il 30% medio dei controlli, e sempre tra gli animali (maschi e femmine) nutriti con il mais Monsanto o glifosato si è avuto un tasso di malattie epatiche e renali molto più alto rispetto ai controlli; il fatto più grave, sottolineato dai ricercatori, è che tumori e patologie venivano sviluppate dopo i 90 giorni previsti dai controlli, quindi le ricerche effettuate fino ad ora potevano non aver esaminato questi effetti di più lungo periodo.

Sviluppi
Dopo alcuni giorni (il 4 ottobre) arriva però la notizia che il Federal Institute for Risk Assessment (BfR), l'istituto tedesco per la protezione della salute dei consumatori, ha rigettato quanto sostenuto 
dall'esperimento Francese sostenendo che le conclusioni dello studio non sono corroborate a sufficienza dai dati sperimentali, perché si riscontrano gravi carenze tanto nella conduzione dei test quanto nella raccolta e presentazione dei dati. Le critiche principali: i gruppi erano composti da un numero di ratti al di sotto degli standard internazionali richiesti nelle prove di cancerogenesi; la  specie dei ratti utilizzati è nota per la sua relativa facilità a sviluppare tumori e non sono quindi il campione ideale per studi di questo tipo;alcuni animali del gruppo di controllo sono morti prima di quelli trattati, una contraddizione non spiegata e approfondita come avrebbe meritato; dati incompleti, in generale.
Il giorno stesso l'EFSA (European Food Safety Authority) ha pubblicato un parere altrettanto critico sullo studio in questione (si tratta di un'analisi preliminare), dove ha riportato che ha trovato inadeguati il disegno dello studio, la descrizione dei risultati e la loro analisi, così come descritti nell’articolo, richiedendo perciò che gli autori mettano a disposizione altri dati supplementari. In ogni le critiche sono più o meno simili a quelle mosse dal BfR e cioè che la specie di ratti usata è incline a sviluppare tumori, che i gruppi erano troppo piccoli, che non viene specificata modalità, numero di volte e composizione del cibo dato e che in generale non sono stati rispettati gli standard OCSE per questo tipo di esperimenti.
Insomma, riforma e controriforma in pochi giorni...

L'attuale contesto normativo e di controllo
Esprimere un parere in questo contesto è inutile, non avendo le conoscenze tecniche richieste e non essendo ancora chiara la situazione in tema di OGM. L'unica cosa che si può fare è cominciare a esaminare come funziona la massima autorità di controllo in materia a livello europeo (EFSA), supponendo che in quanto ente sovranazionale sia quanto meno poco influenzata dalle posizioni politiche dei vari Stati UE e in generale più indipendente e imparziale. 
La missione del EFSA è sostanzialmente di valutare i rischi relativi alla sicurezza di alimenti e mangimi e in stretta collaborazione con le autorità nazionali e in aperta consultazione con le parti interessate, fornire consulenza scientifica indipendente e comunica in maniera chiara su rischi esistenti ed emergenti; Elabora pareri scientifici e consulenza specialistica per fornire un solido fondamento all’attività legislativa e alla definizione delle politiche in Europa e per consentire alla Commissione europea, al Parlamento europeo e agli Stati membri dell’UE di assumere decisioni tempestive ed efficaci nella gestione del rischio; la sfera di competenza del EFSA include la sicurezza di alimenti e mangimi, l’alimentazione, il benessere e la salute degli animali, e la protezione e la salute delle piante.
Come si svolge la proceduraIn base alla legislazione europea, prima di venire autorizzati alla commercializzazione nell’Unione europea (UE), tutti gli organismi geneticamente modificati (OGM) e i prodotti da essi derivati devono essere valutati dal EFSA. L'azienda produttrice presenta domanda di autorizzazione, la Commissione europea trasmette poi la domanda all’EFSA e richiede una valutazione scientifica del rischio; il gruppo di esperti scientifici GMO dell’EFSA effettua allora una dettagliata valutazione per verificare la sicurezza dell’organismo geneticamente modificato e degli alimenti o mangimi da esso derivati; la Commissione e gli Stati membri si basano sul parere scientifico indipendente emesso dal gruppo al termine della valutazione per autorizzare o meno l’immissione sul mercato. 
Per quanto riguarda le informazioni richieste per la valutazione,  l’EFSA ha pubblicato dei documenti orientativi sul tipo di dati che i richiedenti l’autorizzazione sono tenuti a includere in qualsiasi richiesta di autorizzazione relativa agli OGM e sulle modalità di preparazione e presentazione di tali informazioni. 
Questa Autorità purtoppo non svolge studi propri (perchè troppo costosi e perchè le varietà presenti sul mercato sono molte e in continua "brevettazione"), però fortunatamente la Commissione europea e gli Stati membri si possono avvalere delle competenze del EFSA quando necessitano di una consulenza scientifica su questioni relative alla sicurezza alimentare; tale consulenza può riguardare anche aspetti che l’EFSA ha già esaminato e che può essere invitata a riesaminare sulla scorta di nuovi dati scientifici o con lo scopo di approfondire taluni aspetti scientifici di pareri precedentemente espressi. Quindi può essere chiamata a rivedere il proprio parere su un OGM anche nel caso in cui uno Stato membro si appelli a provvedimenti giuridici di tutela al fine di proibirne la coltivazione o l’impiego nel proprio territorio. Ai sensi delle disposizioni europee in materia di OGM, gli Stati membri possono invocare la clausola di salvaguardia se supportati da fondati motivi scientifici, inoltre l’EFSA può essere invitata dalla Commissione europea a valutare tali motivazioni scientifiche in relazione ad un OGM che essa aveva già sottoposto a valutazione.

In conclusione il panorama in tema di controllo e valutazione europea sembra presentare solide basi di valutazioni (ex ante) e più deboli interventi di approfondimento e ulteriore analisi (ex post). 
Comunque sia poichè a livello di percezione da parte della popolazione le opinioni sono molto controverse e in generale si conosce ben poco di quest'ambito, allora è stato proposta l'anno scorso di lasciare ampia discrezionalità agli Stati membri nel decidere se permettere o meno coltivazioni OGM per motivi agro-ambientali (resistenza ai pesticidi, invasività di certe colture o minacce alla biodiversità), derogando quindi qualunque parere del EFSA e derogando la norma che prevede che la clausola di salvaguardia, che permetterebbe tale azione, possa essere invocata solo in caso di nuove prove scientifiche. Verrebbe inoltre imposto oltre ai singoli produttori e ai singoli Stati di attuare misure per prevenire la contaminazione (molti agricoltori erano preoccupati della contaminazione transgenica delle colture tradizionali o biologiche con quelle OGM). Purtroppo la questione, dopo l'approvazione in Parlamento, è passata al vaglio del Consiglio Europeo dove è tuttora in stallo per la mancanza di accordo tra gli Stati, quindi attualmente l'Italia non può ancora invocare la clausola di salvaguardia senza una motivazione scientifica, dovendo perciò permettere la coltivazione di quelle colture approvate dal EFSA e inserite nel catalogo comune della Commissione Europea (come ribadito da una recente sentenza a livello europeo). 

Attualmente gli Stati UE che permettono la coltivazione degli OGM sono sei: Spagna (dove si coltiva oltre il 90% del Ogm europeo), Paesi Bassi, Gran Bretagna, Repubblica ceca, Romania, Slovacchia.

L'Italia produce solo l'8% della soia di cui avrebbe bisogno, per cui la parte restante la importa anche da paesi esportatori di soia OGM quindi il contatto con gli Ogm può arrivare a carne, latte e uova di animali nutriti con quei mangimi.

Vediamo ora di riportare alcune nozioni generali più tecniche sul tema

Vengono definite biotecnologie “avanzate” quelle che applicano le scoperte dell’ingegneria genetica e della biologia molecolare alla selezione di nuovi organismi e alla creazione di nuovi prodotti. 
Tra le componenti cellulari, quella che contiene le informazioni primarie per la vita è il DNA, una macromolecola a forma di doppia elica composta da una serie di unità più piccole, dette nucleotidi (o basi). Esistono quattro tipi di nucleotidi (Adenina –A, Timidina –T, Guanina –G, Citosina –C), che sono in
grado di appaiarsi tra loro a due a due: A-T e G-C. Il DNA rappresenta il codice di istruzioni necessarie alla cellula per svilupparsi, nutrirsi, riprodursi e rispondere agli stimoli ambientali; queste informazioni sono “scritte” nell’ordine con cui i quattro nucleotidi si susseguono nella molecola di DNA. L’unità di DNA che contiene un’informazione comprensibile e traducibile dalla cellula, viene chiamata “gene”: un gene mediamente è formato da qualche migliaio di basi e, quasi sempre, contiene il codice per la produzione di una proteina. Tutti gli esseri viventi possiedono geni il cui linguaggio è universale, questo sta alla base della possibilità di trasferire un gene da un organismo a un altro.
Le proteine svolgono la maggior parte delle funzioni vitali della cellula e vengono costruite “traducendo” la sequenza nucleotidica dei geni in una sequenza di amminoacidi (le singole unità che costituiscono le proteine).
Con il termine Organismo Geneticamente Modificato si indicano gli esseri viventi il cui DNA è stato
modificato attraverso tecniche di “ingegneria genetica” che permettono l’isolamento, la modifica e il trasferimento da un organismo a un altro di sequenze di DNA. Un punto importante che vale la pena riprendere è che tutto ciò che viene invece ottenuto con programmi di miglioramento genetico convenzionale inclusa la mutagenesi e la fusione cellulare di cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali è escluso dalla definizione di OGM, pur comportando modificazioni del genoma di gran lunga superiori. 

La tecnologia del DNA ricombinante è l’insieme delle tecniche che permettono diestrarre, isolare, modificare e trasferire frammenti di DNA da un individuo a un altro, anche se appartenenti a specie diverse; questa tecnologia presenta un vantaggio in termini di specificità (vengono inseriti solo i geni di interesse, mentre la riproduzione sessuale trasferisce e “rimescola", oltre al gene di interesse, migliaia di altri geni, della maggior parte dei quali non si conosce la sequenza e la funzione) e in termini di posizione del transgene nel genoma (in generale non è possibile prevedere a priori per le piante in quale posizione del genoma dell’ospite si inserirà il transgene cioè il frammento di DNA inserito, però è possibile identificare con precisione la sua posizione
dopo averlo trasferito). 



In aggiornamento...































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