martedì 9 ottobre 2012

Un approfondimento sul prezzo della Benzina

Visto che la benzina ha sfiorato i 2 euro al litro già due volte, solo in questi nove mesi del 2012, e visti i continui interventi del Governo al riguardo, cerchiamo di capire se e quanto incidano le tasse, i prezzi internazionali e la domanda sul prezzo finale finale.

Ad oggi la rilevazione più recente è del 8 ottobre 2012 e indica che il prezzo MEDIO praticato al consumo (alla pompa), e al netto delle addizionali regionali, è di 1,84 euro al litro circa per la benzina.

Quanto "pesano" le imposte? (si veda grafico 1.1)
Benzina: prezzo industriale al netto delle imposte, 0,79 centesimi
                     accise,                                                   0,73 centesimi
                     IVA (21% per usi non agricoli)               0,31 centesimi                           
                     prezzo finale                                           1,83 euro/litro
 (le addizionali regionali non sono incluse perchè non sono state adottate da tutte le Regioni)
                     addizionale regionale Piemonte                0,026 centesimi
                     prezzo finale                                           1,86 euro/litro circa
 (con arrotondamento per eccesso oltre 0,49 e per difetto sotto, 0,49 compreso)

Facendo i dovuti rapporti, viene fuori che circa il 57% del prezzo della Benzina in Piemonte (ma non solo) è determinato dalle imposte,a fronte di un prezzo industriale che rappresenta il 43% del prezzo finale. Questo 43% andrebbe poi ulteriormente diviso in due: 34% (0,63 cent/litro) su cui agiscono le variazioni delle quotazioni internazionali e il cambio euro/dollaro, 9% (0,16 cent/litro) che è lo spazio di "manovra" dell'operatore, cioè la percentuale su cui può agire se volesse ridurre il prezzo (si tratta del c.d. margine lordo, quindi la differenza tra il prezzo di vendita al netto delle tasse e il costo della materia prima)

Esaminando i prezzi medi (media pesata con i consumi mensili) nazionali annui del decennio 2001-2011 così da esaminare una serie storica abbastanza ampia, si nota che il prezzo di IVA+accise (solo a livello nazionale) è passato da 0,69 centesimi (0,17+0,52 rispettivamente) nel 2001 a 0,84 centesimi (0,25+0,58) nel 2011. Quindi l'aumento è stato del 22% circa in 10 anni.
In conclusione guardando solo alla composizione attuale (a livello statico) possiamo dire che l'incidenza delle imposte sul prezzo finale è notevole, mentre esaminando l'aumento nel tempo (a livello dinamico) non notiamo un incidenza altrettanto grande.

Quanto incide l'aumento del prezzo industriale?
Il prezzo industriale, secondo l'ultima rilevazione, è di 0,79 centesimi/litro. Di per sé rappresenta circa il 43% del prezzo finale. Andando però ad esaminare i valori nel periodo 2001-2011, vediamo che il valore in questione è passato da 0,35 centesimi/litro nel 2001 a 0,69 nel 2011; cioè un incremento del 97% circa!
Un aumento così spropositato di prezzo è stato causato dall'aumento del costo del greggio, infatti andando ad esaminare i dati relativi al costo dell'importazione del greggio in Italia notiamo che il prezzo FOB (Free on Board, che copre soltanto il costo del greggio e del suo carico su nave o oleodotto) passa dai 23 dollari/barile, nel 2001, a 110,4 nel 2012 (i dati 2012 valgono fino ad agosto; comunque nel 2011 è di 107,8); cioè un aumento del 381%! Questo trend è confermato anche dai dati sulle quotazioni del petrolio greggio nei mercati finanziari, dove dal prezzo di circa 27 dollari/barile del 2001 si passa a 96 circa del 2012 (media fino al 8 ottobre), che testimonia un incremento del 256% circa.

Conclusione
E' evidente e innegabile il peso delle accise sulla benzina (soprattutto se si considera che sono tuttora in vigore accise istituite per la Guerra di Etiopia...) e ridurne l'incidenza sarebbe l'unico modo per riportare il prezzo medio finale nazionale in linea con i prezzi europei, più contenuti dei nostri nel prezzo finale (anche se lo "stacco" è in via di miglioramento). Ho detto l'unico modo perchè in realtà il fattore che ha maggiormente inciso nel tempo e in modo più repentino è stato l'aumento del costo della materia prima (come ho dimostrato sopra), sia per tensioni socio-politiche che hanno coinvolto i paesi produttori/esportatori (le primavere arabe, le tensioni Iran-Israele e così via) sia per una progressiva svalutazione dell'Euro nei confronti del dollaro e un aumento dei consumi molto pronunciato prima della crisi (l'aumento dei consumi globali, Italia compresa, ne ha alzato il prezzo, determinando nel tempo squilibri della bilancia commerciale e inflazione "importata"), però si tratta di eventi che prescindono dalla sfera di competenza nazionale e sui quali il Governo non può intervenire. Quindi l'unica, e la più diretta, "leva" possibile da manovrare è l'imposizione. Unico problema: in caso di deficit eccessivo e di riassestamento di bilancio "dovuto" (come nel nostro caso), non è pensabile che il Governo rinunci a una fonte di entrata abbastanza stabile come quella derivante dalle accise sui carburanti (infatti il consumo di carburanti in generale può essere più o meno ridotto, ma non può essere azzerato o sostituito completamente: in questi casi si parla perciò di bene di consumo a domanda rigida, per cui a seguito di piccole variazioni di prezzo la domanda cresce o diminuisce meno che proporzionalmente, comunque molto più lentamente rispetto al caso di un bene "normale").

Una particolarità: in Italia l'80% del trasporto avviene su gomma, quindi il prezzo della benzina (in questo caso particolare del gasolio) ha un'influenza importante sui prezzi finali dei beni.


Grafico 1.1
Prezzo della benzina. Immagine presa dal sito dell'Unione Petrolifera


















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